Aiutare l'Ucraina a resistere all'invasione russa non è solo una decisione politica, è un dovere di ogni Paese europeo. Non possiamo e non dobbiamo accettare l'attacco deliberato e nefasto del Cremlino a Kiev, Mariupol, Karkhiv e in ogni angolo dell'Ucraina.

Dall'inizio del conflitto, molti stati hanno inviato aiuti militari in Ucraina. Secondo i dati dell'Ucraina Support Tracker compilati dal Kiel Institute for the World Economy, il maggior sostegno è arrivato dagli Stati Uniti, che hanno fornito a Kiev l'equivalente di 7.6 miliardi di euro di aiuti nelle quattro settimane successive all'inizio dell'invasione, di cui 4 miliardi e 366 milioni in aiuti militari. I dati del rapporto coprono il primo mese di guerra, dal 24 febbraio al 27 marzo.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato che gli Stati Uniti ne hanno approvato un altro tondo di aiuti militari all'Ucraina. Un funzionario della Casa Bianca ha affermato che il prossimo pacchetto di assistenza militare sarà simile agli 800 milioni di dollari di Biden annunciato la scorsa settimana e includerà principalmente artiglieria pesante e munizioni.

La reazione della Russia non si è fatta attendere. Se agli ucraini continueranno ad arrivare armi e mezzi “ci saranno conseguenze imprevedibili”, minaccia il Cremlino. Un avvertimento inviato anche all'Italia, che a marzo ha inviato una prima tranche di armi all'Ucraina.

L'Italia è al sesto posto nella classifica del Kiel Institute for the World Economy per gli aiuti inviati all'Ucraina – 260 milioni di euro in totale – e al quarto posto considerando solo gli aiuti militari, che ammontano a circa 150 milioni.

Pochi giorni fa il premier Mario Draghi ha affermato che l'Italia ha “stanziato circa 500 milioni di euro per sostenere gli ucraini che arrivano in Italia e 110 milioni per l'assistenza finanziaria al governo ucraino”, a dimostrazione dell'impegno preso.

All'inizio del conflitto, il Consiglio dei ministri aveva dato il via libera all'unanimità a un decreto che prevede, tra l'altro, il trasferimento di mezzi militari, materiali e attrezzature a Kiev. Poi l'Italia ha inviato sistemi anticarro e antiaerei, mitragliatrici leggere e pesanti e mortai per un valore stimato tra i 100 ei 150 milioni di euro. A cui va aggiunto un contributo di 110 milioni di euro versato al governo ucraino a fine febbraio.

Nel primo tranche di aiuti, come riporta Repubblica, c'erano, tra l'altro, le mitragliatrici pesanti MG 42/59 “ovvero la versione aggiornata dell'arma del Terzo Reich, famosa per il volume di fuoco, che i nostri fanti sfruttarono negli scontri con i talebani». I voli in partenza da Pratica di Mare e Pisa hanno portato anche diversi missili terra-aria Stinger in Polonia, poi in Ucraina: “Sistema missilistico terra-aria utilizzato contro la minaccia aerea condotto a bassissime quote”, si legge sul sito di 'Esercito italiano. Poi ci sono anche i razzi anticarro Panzerfaust, che però sono arrivati ​​in scarse quantità perché l'Italia non disponeva di grandi risorse: dalla fine della Guerra Fredda non c'è stata molta attenzione agli strumenti per affrontare i conflitti tradizionali. E solo lo scorso ottobre si è deciso di acquistare mille Panzerfaust con una testata in grado di perforare l'armatura dei nuovi carri armati russi.

Non solo: grazie a uno stanziamento di 12 milioni, sempre parte della prima tranche di aiuti, sono state inviate a Kiev anche “attrezzature per la protezione individuale e della popolazione civile”, compresi elmetti e giubbotti antiproiettile, dispositivi per la rilevazione di mine e altro dispositivi esplosivi.

Agli aiuti decisi all'inizio del conflitto si aggiungevano quelli dei giorni immediatamente precedenti, quando Palazzo Chigi aveva approvato un altro decreto che stanziava 174 milioni di euro tra il 2022 e il 2023 per il rafforzamento della presenza militare nell'Est Europa, con il rafforzamento della le tre missioni già in corso: in Romania, Lettonia e Mediterraneo orientale. Un provvedimento che ha mobilitato 1,350 soldati fino al 30 settembre e altri 2mila per eventuali necessità di rinforzi o per sostituire i primi soldati.

Secondo indiscrezioni, la prossima settimana l'Italia potrebbe approvare e garantire un secondo pacchetto di aiuti militari sulla base delle richieste dei leader ucraini: "Servono armi il prima possibile", ha detto più volte nelle scorse settimane il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. e lo ha ribadito ancora nell'incontro con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

Palazzo Chigi sta lavorando a un nuovo decreto che possa rinnovare con nuove armi il sostegno alla resistenza del popolo ucraino. Anche perché le risorse stanziate diverse settimane fa non sono più sufficienti.

Un nuovo provvedimento che coinvolgerebbe diversi ministeri (Economia, Difesa, Affari Esteri) e non avrebbe bisogno dell'approvazione del Parlamento, che si è già espresso in maniera favorevole. Gli elenchi dei materiali inviati saranno classificati, ma si parla di nuove armi anticarro, munizioni e mezzi corazzati.

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Filippo Owell

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